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Pena di morte: prima condanna per asfissia da azoto: Onu, Sant’Egidio, Amnesty il mondo si mobilita per Smith

ROMA, 23 GENNAIO – ”Non sono pronto. Dov’è la pietà?”: potrebbero essere queste tra le ultime parole di Kenneth Smith, il condannato a morte nello stato americano dell’Alabama la cui esecuzione – condotta con il metodo più crudele fin qui utilizzato – è prevista per il 25 gennaio.

L’uomo (condannato per aver ucciso una donna su commissione) potrebbe essere il primo essere umano a venire ucciso in una condanna a morte con l’asfissia da azoto, senza sedazione. La pratica, vietata sugli animali, è legale in alcuni stati americani, come Mississippi e Oklahoma. Consiste nell’inalazione di azoto per 15 minuti, durante i quali lentamente l’ossigeno si consuma; quando l’ossigeno finisce, gli organi smettono di funzionare.

In vista dell’esecuzione si stanno mobiltando nel mondo Stati, organizzazioni benefiche, ong, associazioni contro la pena di morte, le Nazioni Unite. Di fronte a quella che, secondo Ravina Shamdasani, portavoce dell’OHCHR, l’ufficio dei diritti umani dell’ONU, si potrebbe configurare come tortura, le organizzazioni internazionali hanno alzato la loro voce per cercare di fermare l’esecuzione.

Anche la Comunità di Sant’Egidio, in Italia, si è adoperata per cercare di salvare la vita di Smith. Questa mattina a Roma, nella Sala Conferenze della Comunità, si è svolta una conferenza stampa per denunciare al mondo la terribile esecuzione di Smith. In contemporanea si sono svolte in Europa altre conferenze in diverse città tra cui Parigi, Barcellona e Budapest.
In favore di Smith è stata anche lanciata una petizione alla governatrice dell’Alabama, per chiedere di rinunciare a questa immensa crudeltà. Decine di migliaia di firme già inviate sono finora rimaste inascoltate, ma la mobilitazione prosegue.
Durante la conferenza stampa a Sant’Egidio Mario Marazziti, cofondatore della World Coalition Against the Death Penalty, ha raccontato la storia di Kenneth Smith e rilanciato con forza l’appello per ottenere la salvezza del primo uomo che potrebbe essere ucciso da uno Stato con l’azoto.

La storia di Smith

È il 1989 quando Kenneth Smith, ai tempi 24 anni, viene condannato a morte per aver ucciso a coltellate Elizabeth Sennet. L’omicidio era stato commissionato dal marito predicatore Charles Sennett Sr. Smith, che aveva pagato Smith 1000 dollari, con l’obiettivo di saldare i suoi debiti dopo aver riscosso i soldi dell’assicurazione sulla vita dlla donna. La condanna fu annullata per questioni di razzismo nella selezione dei giudici e confermata nel 1996, nonostante la quasi totalità dei giudici avesse votato per l’ergastolo (adesso non potrebbe succedere: questa prassi è stata abolita nel 2017).

Già nel 2022, le autorità americane avevano tentato di porre fine alla vita di Smith, senza riuscirci. Il detenuto era infatti rimasto legato più di quattro ore a una barella, nell’attesa di un’iniezione letale. Amnesty International ricorda che casi del genere sono sempre più frequenti da quando le case farmaceutiche si rifiutano di fornire quanto necessario per questo genere di esecuzioni.

In una telefonata a un giornalista di The Guardian, il detenuto ha reso nota la sua angoscia per la sua drammatica situazione: ”Non sono pronto. Dov’è la pietà?”, si è chiesto.

 

 

 

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