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Massimo Ambrosetti nuovo Ambasciatore d’Italia a Pechino

ROMA/PECHINO, 17 MAGGIO – Una carriera costellata di incarichi in sedi di alto profilo all’estero (Pechino, NATO, Consiglio Atlantico, Washington tra le altre) e in Italia (DIS, Presidenza del Consiglio dei Ministri, Agenzia Nazionale per la Cybersicurezza). Una profonda conoscenza della regione asiatica ed in particolare della Cina, oggetto di ricerca accademica presso alcune delle più prestigiose università del mondo e della sua attività diplomatica. Queste la ricetta per la nomina ad una delle posizioni più ambite e strategicamente rilevanti della odierna diplomazia italiana, quella di Ambasciatore d’Italia a Pechino, della quale è stato oggi investito ufficialmente Massimo Ambrosetti. Il nuovo Ambasciatore italiano presso la Repubblica Popolare di Cina subentra così al collega Luca Ferrari, in carica dal 2019.

Impossibile elencare le priorità del mandato del nuovo Ambasciatore. La RPC ricopre infatti, ormai da qualche decennio, un ruolo centrale in numerosi ambiti delle relazioni internazionali e della cooperazione tra Stati. Una potenza economica che ha saputo crescere a ritmi serrati grazie ad una politica commerciale aggressiva che l’ha proiettata al secondo posto dopo gli USA per PIL nominale. Un settore ricerca e sviluppo tra i primi al mondo, nel quale l’apparato statale ha dirottato in maniera centralizzata e coordinata le enormi risorse generate dalla crescita economica. Una disponibilità di risorse naturali, tra le quali spiccano le terre rare, pressoché illimitata. Una potenza militare in costante espansione che minaccia la stabilità del continente e del mondo intero.

Belt and Road Initiative, guerra ucraina, Indo-Pacifico, Nazioni Unite, rapporti commerciali, penetrazione nei mercati emergenti, Africa: la Cina rimane al centro della scena internazionale e delle priorità strategiche italiane ed europee. Unico vero attore in grado di contrastare l’egemonia statunitense e proporre un modello alternativo a quello liberal-democratico che ha fatto le fortune dell’occidente. A metà tra partner imprescindibile e nemico da contrastare, le relazioni con la Cina domineranno il posizionamento internazionale dell’Italia negli anni a venire sui temi più scottanti per la politica estera del Paese.

Ambrosetti entra in carriera diplomatica nel 1991 presso l’Ufficio Asia della DG Affari Economici. Nel 1994 il trasferimento all’estero, quando arriva per la prima volta a Pechino presso l’Ambasciata che oggi dirige. Nel 1999 un’altra prestigiosa sede, la Rappresentanza permanente d’Italia presso la NATO a Bruxelles, prima di tornare al Ministero nel 2002 presso il Gabinetto del Ministro degli Affari Esteri, Ufficio Rapporti con il Parlamento. Nel 2006 l’ennesima importante sede all’estero, l’Ambasciata d’Italia a Washington, dove si occupa tra le altre delle relazioni Stati Uniti-UE e dell’Organizzazione degli Stati Americani (OSA). Poi il rientro in Italia nel 2011, prima con un secondo incarico all’Ufficio Rapporti con il Parlamento, e poi nel distaccamento presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri. Nel 2013 torna a Bruxelles, questa volta alla Rappresentanza permanente presso il Consiglio Atlantico, e poi direttamente a Panama nel 2018, con accreditamento a Basseterre, Port au Prince e Saint John’s, Bridgetown, Roseau, St. Georges, Georgetown, Castries, Kingstown, Port of Spain e presso l’Associazione degli Stati Caraibici, la CARICOM e il CARIFORUM. Nel 2021 rientra a Roma per assumere servizio presso due realtà di recente creazione: la DG Diplomazia Pubblica e Culturale del MAECI, e dal 2022, l’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale.

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