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Migrazioni: Link2007 chiede all’Italia una visione nuova, ‘Uscire dall’emergenza, governare il fenomeno’

ROMA, 21 MARZO – Ripensare le politiche migratorie, far sì che il problema ”passi dal Viminale a Palazzo Chigi” assumendo così il volto, non più solo di logica dell’emergenza e della sicurezza, ma finalmente del governo della realtà migratoria: sono i ‘piedi’ sui quali dovrebbe camminare una visione nuova del problema secondo ”LINK2007 – Cooperazione in rete”. A pochi giorni dalla tragedia di Cutro, la rete rinnova il suo impegno per il dialogo presentando il ricco e corposo documento ‘‘Governo dell’immigrazione e cooperazione con i paesi di origine”, che intende porre le basi per un nuovo approccio alle politiche migratorie e alla gestione di rifugiati e richiedenti asilo.

EMERGENZA E GESTIONE

La rete di coordinamento – che raggruppa importanti e storiche Ong italiane di cooperazione e solidarietà internazionale – chiede a tutti gli attori coinvolti, a partire dal Governo e dal Parlamento, la valorizzazione dello straordinario patrimonio di esperienze e capacità di azione delle organizzazioni della società civile che da decenni lavorano al fianco dei migranti. Per affrontare la questione delle migrazioni – sostiene Link2007 – è indispensabile uscire dalla logica emergenziale e dalle contrapposizioni ideologiche, avviando un confronto costruttivo e duraturo che coinvolga tutte le realtà in grado di fornire un contributo concreto. La rete chiede a tutti gli attori coinvolti, a partire dal Governo e dal Parlamento di considerare le migrazioni un fenomeno strutturale, che in quanto tale richiede di essere governato con strategie sistemiche e coordinate: ”Occorre pertanto passare dalla politica del Viminale alla politica di Palazzo Chigi, abbandonando l’attuale impostazione concentrata su sicurezza e contenimento. Altrettanto indifferibile è una revisione della normativa, che da oltre 20 anni si fonda sulla legge Bossi-Fini, oggi ancor più inadeguata a fornire risposte in un mondo in rapido cambiamento”. ”Avere lasciato la materia principalmente al Ministero dell’Interno – incalza il documento – ha significato una politica migratoria concentrata sulle misure di sicurezza, contrasto e contenimento”.

I NUMERI

Particolare attenzione Link2007 dedica alla questione dei numeri, dei dati, nella convinzione che quasi sempre la percezione collettiva di alcuni fenomeni sia molto distante dalla realtà. E’ il caso per esempio degli interventi di salvataggio in mare da parte delle ONG nel Mediterraneo che negli ultimi cinque anni sono state coinvolte solo per il 12-14%. Oppure i dati sui richiedenti asilo, che vede l’Italia agli ultimi posti, così come l’arrivo di emigrati internazionali e il rapporto di presenza ogni mille abitanti.

Nessuna ”invasione” dunque, ma spesso un buona dose di occupati regolari che, secondo le istituzioni italiane, versano Irpef per 3,3 miliardi, Iva per 37 e contributi previdenziali per 15,9 miliardi. Ed è proprio il lavoro una delle chiavi per affrontare la questione perchè chi è regolare e produce non delinque e non accresce il potere dei trafficanti.  Lo studio di Link2007 chiede infatti di semplificare la regolarizzazione di chi è già in Italia, di facilitare e sburocratizzare gli ingressi regolari, le assunzioni, la distribuzione sul territorio, l’integrazione, anche affrontando il tema dello jus culturae, lo jus scholae e lo jus solii per nuove generazioni. 

LA LIBIA

Quanto ai trafficanti si chiede un atto di coraggio nei confronti della Libia con la quale l’Italia ha recentemente rinnovato ”per la seconda volta e senza modifiche, pur conoscendo la realtà criminogena ….nei confronti dei miranti con la connivenza delle forze di polizia e di frontiera”,  il Memorandum di intesa che non ha prodotto risultati. ”L’Italia non può continuare a tacere su queste situazioni” afferma il documento citando torture, violenze,stupri, stati di coercizione e schiavitù”. E’ per tutto ciò che il documento chiede che sia favorita l’azione di organizzazioni come  UNHCR, Croce e Mezzaluna Rosssa, OIM e altre Ong nei rapporti di ogni tipo con i migranti

Il documento si divide in tre parti: quella che getta le basi della nuova impostazione, quella che chiede un governo del fenomeno per renderlo ”sicuro, ordinato e regolare”, infine quella che riguarda i partenariati e osserva in particolare la situazione africana.ONU E UE

Le istituzioni sovranazionali, in modo particolare Onu e Unione Europea, che devono certo essere più attive, sono però spesso relegate ai margini – afferma il rapporto -, mentre potrebbero favorire una governance globale delle migrazioni a patto di ricevere le dovute deleghe di competenze da parte degli Stati nazionali. In questo senso, assumono forte rilevanza anche il Patto globale dell’ONU per una migrazione sicura, ordinata e regolare e il Patto globale sui rifugiati, approvati nel 2018 dall’Assemblea del Palazzo di Vetro, che forniscono modelli utili ai Governi per l’elaborazione di politiche coordinate.
A livello europeo è indispensabile cambiare al più presto le regole. Per governare il fenomeno servono norme chiare che definiscano gli ingressi sulla base degli indicatori socio-economici dei singoli Paesi. Solo in questo modo è possibile trasformare i bisogni dei Paesi di destinazione in opportunità per i nuovi venuti, assicurando ingresso e soggiorno regolari.” Il tanto auspicato patto europeo sulle migrazioni non ha mai visto la luce, mentre la riforma degli accordi di Dublino sui richiedenti asilo non è al momento in agenda – dice Link2007 – Quest’ultima richiederà tempo e trattative, ma nel frattempo l’Italia può adottare un sistema d’accoglienza di rifugiati e richiedenti asilo diffuso su tutta la penisola, con piccoli numeri per ogni regione e provincia, così da rafforzare il legame tra territorio, accoglienza e inclusione.
Nonostante la difficile congiuntura, sono molteplici le azioni che possono contribuire a cambiare il quadro globale: dall’assicurare ai Paesi più poveri lo 0,7% del Reddito nazionale lordo promesso dai Paesi Ocse (l’Italia è ferma interno allo 0,25%), ad accordi di riammissione e rimpatrio siglati in una prospettiva di partenariato e vera cooperazione; dalla concessione della cittadinanza alle nuove generazioni di immigrati inserite nel nostro tessuto sociale, alla lotta contro i trafficanti in Libia e altrove.

L’AFRICA

Nel 2050 la popolazione dell’Africa raddoppierà per raggiungere circa 2,3 miliardi di persone, con un probabile bacino di 750 milioni di persone in età lavorativa. Allo stesso tempo, si prevede che la popolazione italiana diminuirà di 15 milioni. Occorre scorgere adesso le opportunità di questi sviluppi: l’Africa ha bisogno dell’Europa e l’Europa ha bisogno dell’Africa. La creazione di un partenariato euro-africano permanente, dotato di risorse sufficienti, può tracciare il solco di una rinnovata cooperazione tra i due continenti.  Tra i primi segnali concreti, la questione del debito dei Paesi africani, valutando l’opportunità di convertirlo in investimenti in valuta locale per la creazione di ricchezza e di nuovi posti di lavoro. Investimenti da integrare anche con il ruolo del settore privato, incentivato attraverso un Fondo Africa dedicato.
Al contrario di quanto afferma la vulgata comune, la maggioranza dei migranti non proviene da Paesi in condizioni di estrema povertà, ma dispone delle risorse e dell‘istruzione minime necessarie per poter immaginare e realizzare l’emigrazione. Molti di loro hanno educazione scolastica e parlano più lingue. Parecchi mostrano una spiccata iniziativa imprenditoriale, investendo sia in Italia che nei propri paesi di origine. Il loro transnazionalismo – il fatto cioè di essere integrati, pur mantenendo stretti legami con le comunità di origine – può favorire iniziative di co-sviluppo a livello territoriale, che coinvolgano comunità immigrate e pubbliche amministrazioni in Italia e nei territori di origine.
Sono queste alcune delle proposte avanzate da LINK2007 nel nuovo position paper, con l’obiettivo di contribuire a definire politiche efficaci e condivise di accoglienza e gestione dei flussi migratori. ”Di fronte al perpetuarsi di morti, sfruttamento e naufragi è indispensabile un profondo ripensamento delle attuali norme. Sono più di 26.000 le persone annegate nel Mediterraneo negli ultimi 10 anni. Anni di scontri e di strumentalizzazioni politiche non hanno migliorato in alcun modo la condizione e la gestione degli stranieri che abbandonano il loro Paese in cerca di fortuna. È giunto il momento di voltare pagina”, conclude il documento.

 

LINK2007 è un’ associazione di coordinamento consortile che raggruppa importanti e storiche Organizzazioni Non Governative di cooperazione e solidarietà internazionale: Amref, Cesvi, Ciai, Cisp, Coopi, Cosv, Elis, Icu, Intersos, Lvia, Medici Con L’africa Cuamm, Soleterre, Weworld, World Friends, Associazione Le Reseau, Fondazione Corti Onlus. 

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