ROMA, 18 GENNAIO – Dall’ ‘adozione’ di prigionieri e condannati a morte, alla richiesta di entrare nelle carceri che detengono centinaia di giovani, alle lettere inviate agli ambasciatori dell’Iran in Europa, alla presenza di ‘osservatori’ ai processi lampo (e farsa) che si tengono in queste settimane in ogni angolo dell’Iran. Sono i modi ”per non restare in silenzio’” e ”per fare rete” che a quattro mesi esatti dall’uccisione di Mahsa Amini, sono stati rilanciati lunedì al Teatro Manzoni di Roma per una serata dedicata alla costruzione di una Rete di sostegno alla lotta non violenta del popolo iraniano, organizzata da WOMAN LIFE FREEDOM ITALY COMMUNITY in collaborazione con APS Donne di Carta e Amnesty International Italia.L’Iran sta sprofondando nelle tenebre della repressione e oltre cento arrestati rischiano la pena di morte dopo aver subito violenze di ogni tipo, torture per estorcere confessioni, ricatti alle famiglie d’origine, nel silenzio assordante di molti paesi democratici. Perciò l’esigenza primaria, il senso di serate come quella cui hanno partecipato in molti, è proprio quello di riprendere la parola e rompere l’isolamento cui il regime islamico di Teheran tenta di tenere a bada un’intera generazione che protesta.
L’inviata RAI Lucia Goracci ha moderato il dibattito sul tema del Patrocinio politico e altre forme di sostegno agli oltre 18 mila oppositori iraniani arrestati dal 16 settembre 2022, in seguito all’uccisione di Amini e le conseguenti proteste in tutto l’Iran che hanno dato vita al movimento Donna Vita Libertà. Preceduto da performance degli studenti iraniani residenti a Roma e un’azione recitata da Barbara Amodio, e musicale con violoncello e pianoforte, con poesie e letture di testimonianze della protesta, il dibattito ha visto la presenza dell’on. Laura Boldrini, la senatrice Cecilia D’Elia, Tina Marinari di Amnesty International, Gabriella Colarusso de La Repubblica, il prof. Massimo Papa ordinario di Diritto Musulmano e dei Paesi Islamici presso l’Università di Tor Vergata, il senatore Ivan Scalfarotto, l’attivista Parisa Nazari.
”Non possiamo restare in silenzio nella bulimia della paura”, ma non possono bastare le parole: servono atti concreti, è stato il parere unanime espresso sul palco del teatro. E uno di questi è il patrocinio politico dei condannati a morte per evitarne l’esecuzione; sono centinaia infatti che rischiano l’impiccagione, ”oscena pratica che rende pubblica e nuda davanti a tutti la morte”, come ha rilevato Scalfarotto. Adottato, per primi, da parlamentari tedeschi lo scorso dicembre, il patrocinio è stato fatto proprio anche da politici italiani: dalla senatrice Cecilia D’Elia e dall’onorevole Boldrini, che ha già proposto che l’Italia si faccia promotrice presso i parlamentari europei affinché questo strumento venga adottato da quanti più attori politici possibili.
Anche le istituzioni locali possono aderire a questa proposta, come ha già fatto il Consigliere Comunale di Trento Marcello Carli, che ha raccontato di aver redatto e inviato una lettera all’ambasciatore iraniano in Italia perché la pena di morte di un giovane arrestato venga commutata in altro o sospesa.
Altrettanto importante è tenere minuzioso conto di ciò che avviene all’interno del paese e che i giornalisti internazionali non possono raccontare perchè i visti non vengono rilasciati. Amnesty International, ha ricordato Tina Marinari, continua a denunciare e a testimoniare quanto accade in quella che un tempo fu la Persia, tenendo traccia dei crimini commessi e raccontando così ”la morte di una generazione” di un paese dalla civiltà sconfinata e dalla cultura raffinata e poliedrica. Ma la ferocia della dittatura teocratica degli ayatollah ha più volte avuto occasione di mostrare il suo vero volto, sono 40 anni infatti, ha ricordato ancora Marinari, che Teheran detiene il primato delle esecuzioni capitali.Per questo risulta incomprensibile, ha sottolineato il prof. Massimo Papa, che ”lo stesso Paese in cui istruzione e cultura sono molto estese, la poesia è patrimonio vivo di tutta la popolazione, gentilezza e ospitalità sono caratteristiche comuni, sia retto da un regime che nel Codice penale prevede reati quali l’ ‘inimicizia contro Dio’, o l’imputabilità sin dalla pubertà o ancora la precisa indicazione delle dimensioni delle pietre con cui eseguire la pena della lapidazione contro gli adulteri. Il principio su cui si basa questa impostazione del diritto penale iraniano è che chi si oppone al regime ‘fa la guerra a Dio”’.
Papa ha ricordato invece le profonde radici e la ricchissima storia della civiltà persiana che è andata spesso in direzione del tutto opposta: ”Fu Ciro il Grande nel VI sec. a.C. a far incidere su un cilindro di terracotta alcuni principi che equivalgono ai primi cinque articoli della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani”.
”La Rete di solidarietà alla lotta del popolo iraniano che abbiamo costituito questa sera”, ha concluso Parisa Nazari, l’attivista artefice insieme a Sandra Giuliani (Donne di Carta) di questa importante iniziativa, ”traccia un percorso ben definito, a cominciare dalla proposta del patrocinio politico, per non spegnere i riflettori sull’Iran”.
La Rete di solidarietà continuerà a raccogliere le firme all’appello lanciato dall’avvocata Deniz Ali Asghari Kivage ai parlamentari italiani di attivare il Patrocinio politico per gli arrestati e i condannati a morte, facendo pressione sull’ambasciatore iraniano nel nostro Paese.
La Rete di sostegno, che si allunga di continuo, conta già 300 adesioni da diverse regioni italiane tra gli esponenti della politica, della cultura e della società civile come Silvana Accostato, Sandro Bonvissuto, Gabriella Caramore, Michela Cicculli, Andrea Comincini, Maria Rosa Cutrufelli, Giovanna dalla Chiesa, Enzo Di Brango, Dacia Maraini, Isabella Moroni. Nonché Enti e Associazioni, inclusi Avanti!, Casa internazionale delle donne, Centro Mara Meoni di Siena, Circolo Fratelli Rosselli, Coordinamento nazionale comitati Snoq, Differenza Donna, Donne Libere Iraniane, Fondazione Modigliani Matteotti, Torino città per le donne, Woman of Change Italia. E tantissime cittadine e cittadini.