NEW YORK, 4 NOVEMBRE – La 27esima Conferenza delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici arriva alla fine di un’estate da record per l’emisfero settentrionale: “il pianeta ci sta dicendo a voce alta e chiara che ha raggiunto il suo limite. Ma il cambiamento è possibile, la speranza è imperativa”, sostiene UNDP alla vigilia dell’apertura della COP27 a Sharm el-Sheikh in Egitto.
“Il futuro non è scritto. Le crisi del clima e della natura non sono inevitabili. Possiamo ancora fare la differenza”, afferma il Programma dell’ONU per lo sviluppo amplificando il messaggio del Segretario Generale Antonio Guterres, secondo cui i Paesi ricchi devono firmare un “patto storico” con i poveri sul clima, altrimenti “saremo tutti condannati”.
Guterres, senza patto tra ricchi siamo tutti condannati
La Conferenza che raccoglie il testimone dalla COP di Glasgow e la PreCop di Milano si apre domenica fino al 18 novembre ma anche i padroni di casa ammettono sarà la più difficile da almeno un decennio, ha detto Guterres al Guardian alla vigilia del vertice.
“Sappiamo cosa dobbiamo fare e come rendere il nostro pianeta pulito, sostenibile ed equo. Abbiamo la tecnologia e le prove per agire. Ciò di cui abbiamo bisogno più di ogni altra cosa sono la volontà politica e gli investimenti”, ha osservato UNDP.
Mentre proseguono le proteste nelle capitali europee – con i musei presi di mira dagli attivisti, oggi un Van Gogh esposto a Palazzo Bonaparte a Roma – arriva l’appello di Papa Francesco dal Barhein che ha definito l’ambiente “una drammatica urgenza”, auspicando che la Cop27 faccia “un passo in avanti, prima che sia troppo tardi”.
Modiano, salvaguardare obiettivi COP 26
Gli obiettivi ambiziosi fissati l’anno scorso a Glasgow sono a rischio: da mantenere il riscaldamento globale entro 1,5 gradi, ai 100 miliardi di dollari all’anno da stanziare per assistere i paesi poveri a decarbonizzare, fino al fondo per ristorare le perdite e i danni (loss & damage) di desertificazione ed eventi meteo eccezionali. La Cop27 di Sharm el-Sheikh “deve salvaguardare gli obiettivi sul clima fissati alla Cop26 – ha detto l’inviato italiano per il clima Alessandro Modiano -. Già questo sarebbe un successo, perché al G20 abbiamo visto una forte propensione a fare marcia indietro”.
La posizione dell’Italia, secondo l’inviato, è che “quanto si è acquisito alla Cop26 e al G20 non sia rimesso in discussione”. Ma “è innegabile che la crisi geopolitica abbia conseguenze profonde sulle politiche per il clima. Nel breve periodo anche la Ue ha dovuto adottare decisioni non in linea con i suoi target. Le tensioni su Taiwan hanno ridotto la propensione della Cina a collaborare”.
Il quadro però non è del tutto nero. Secondo l’inviato “la Ue ha mandato il messaggio politico che, al di là dell’emergenza, resta ferma sui suoi obiettivi climatici”. Quanto all’Italia, “il nuovo governo ha lanciato un segnale importante, con la partecipazione della premier Giorgia Meloni e del ministro dell’Ambiente. Andiamo con tutte le forze che abbiamo per mostrare l’impegno del Paese”. L’Italia ha “un forte impegno sulla mitigazione” e “confermerà il raddoppio della finanza per l’adattamento”, con la presentazione il 7 novembre del suo Fondo per il clima. Si tratta di 840 milioni all’anno per 5 anni, per aiutare i paesi più poveri. (@OnuItalia)