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Berbabé (UNESCO Italia), patrimonio proprietà comune, attenzione a turismo di massa

PADOVA, 13 OTTOBRE – ”L’Alfabeto del Futuro 2022: Le nuove rotte della bellezza”, iniziativa per discutere della ‘modernità’ tecnologica, creativa e imprenditoriale che si occupa di arte e cultura,  ha fatto tappa a Padova dove il direttore de La Stampa Massimo Giannini ha incontrato Franco Bernabé, Presidente della Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO. Un’occasione per discutere del patrimonio culturale dell’Italia, i cui beni, come ricordato da Giannini, rappresentano 90 miliardi di valore aggiunto e impiegano 1 milione e mezzo di addetti.
Bernabé ha detto che non è opportuno paragonare il nostro patrimonio artistico-culturale al petrolio (o al gas dei nostri giorni), ovvero pensando solo al suo potenziale valore commerciale, bensì bisogna considerare i riconoscimenti UNESCO in quanto assegnati per il valore universale dei siti e per la loro futura protezione.

Bernabé e Giannini

Secondo Bernabé anche se in Italia spesso questi siti vengono utilizzati a fini turistici, il nostro Paese, a differenza di altri, coltiva un diverso senso del possesso del Patrimonio Mondiale, considerandolo come proprietà della comunità. Abbiamo inoltre un forte senso di tutela del Patrimonio, ed ecco perché abbiamo le migliori scuole di restauro e di protezione dei Beni Culturali. Bernabé ha portato ad esempio l’eccellente lavoro di restauro di una chiesa di Padova, distrutta da un bombardamento nel 1944, e ricostruita a partire dai più piccoli frammenti.
Ultimo tema affrontato, l’impatto del turismo di massa. Il Presidente, dopo aver illustrato i casi di Roma e Venezia, che patiscono gli effetti di questo tipo di turismo, ha affermato che è necessario fare uno sforzo per trovare un giusto compromesso tra la valorizzazione dal punto vista economico e il riconoscimento sia dell’importanza dell’aspetto culturale che del senso di appartenenza alla comunità.

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