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Link 2007: un documento al CNCS sui partenarariati territoriali

ROMA, 7 OTTOBRE – La rete LINK 2007 ha presentato un approfondito documento sulla cooperazione internazionale delle regioni, delle province autonome e degli enti locali. Il documento e’ stato proposto al Consiglio Nazionale per la Cooperazione allo Sviluppo il 3 ottobre scorso. Composto dai rappresentanti delle istituzioni governative e degli enti pubblici e privati profit e non profit interessati alla cooperazione internazionale, il CNCS ha infatti dato vita ad un gruppo di lavoro finalizzato ai partenariati territoriali tra regioni e comuni italiani e regioni e comuni dei paesi in sviluppo. La cooperazione decentrata è divenuta, con la legge 125 del 2014, cooperazione territoriale: è stata così riconosciuta la centralità della prossimità e della sussidiarietà negli interventi di cooperazione per lo sviluppo umano e sostenibile che si realizzano dai territori e tra i territori.

di Roberto Ridolfi e Nino Sergi *

“La cooperazione internazionale per lo sviluppo sostenibile, i diritti umani e la pace è parte integrante e qualificante della politica estera dell’Italia”. La sua azione “mira a promuovere relazioni solidali e paritarie tra i popoli fondate sui principi di interdipendenza e partenariato” e “ha come destinatari le popolazioni, le organizzazioni e associazioni civili, il settore privato, le istituzioni nazionali e le amministrazioni locali dei paesi partner” (Legge 125/2014).

Partenariato è una parola chiave della legge: non solo tra stati, amministrazioni ed enti pubblici statali ma anche tra territori, comunità, con le loro organizzazioni sociali e del terzo settore, associazioni professionali, istituzioni formative, culturali e scientifiche, imprese del settore privato e così via. LINK 2007 ha voluto approfondire il vissuto della cooperazione internazionale delle regioni e degli enti locali dagli anni ’80 fino ad oggi e ha cercato di individuare, nell’ambito delle normative vigenti, condizioni e percorsi di un cammino di qualità ed efficacia, oltre che di mutuo interesse, per la cooperazione territoriale.

Il documento prodotto, intitolato “I partenariati territoriali delle regioni e degli enti locali nei rapporti di cooperazione internazionale per lo sviluppo sostenibile, i diritti umani, la pace”, si compone di dieci capitoli. Essi sintetizzano temi che vanno dall’esame dell’esperienza acquisita nei passati decenni ai nuovi orientamenti legislativi, all’azione diretta delle amministrazioni e al supporto da queste dato alle organizzazioni del territorio impegnate nei paesi in sviluppo, all’importanza delle organizzazioni della società civile e delle diaspore organizzate, alle opportunità per le imprese, al crescente ruolo delle città e la parallela importanza delle aree rurali, all’inadeguatezza della logica dei bandi e ai piani pluriennali e patti territoriali con una visione di sistema, ad alcune considerazioni per garantire la qualità dei partenariati territoriali ai fini dello sviluppo e della pace e dell’efficienza ed efficacia delle iniziative.

I primi capitoli prendono in esame, in modo conciso, l’evoluzione dei partenariati territoriali delle regioni, delle province autonome e degli enti locali nei rapporti di cooperazione internazionale allo sviluppo, avendo presenti sia le leggi di riferimento, sia la norma costituzionale che sancisce il principio di sussidiarietà. Sussidiarietà implementata tra i diversi livelli di governo, a partire da quelli territoriali, e nell’ambito del rapporto tra autorità e libertà di iniziativa dei cittadini nella cura dei bisogni collettivi, in una interazione paritetica e di condivisione di responsabilità.

Per delineare un excursus storico dell’esperienza di cooperazione internazionale tra territori si è fatto riferimento a quanto è stato scritto e approfondito da studiosi, ricercatori, pubblici funzionari, amministrazioni ma anche all’osservazione e partecipazione diretta lungo i decenni, dagli anni Ottanta in poi.

La legge 125/2014, indicando i partenariati territoriali, ha dato un rinnovato valore al principio costituzionale del decentramento amministrativo in merito alle attività di cooperazione allo sviluppo, confermando le prassi più avanzate di alcune regioni e province autonome e di alcuni enti locali. Nei capitoli della seconda parte si è quindi cercato di individuare linee di intervento e coinvolgenti modalità di partenariato atte a rendere efficaci le relazioni tra i partner territoriali e le iniziative concordate e programmate.

Non si tratta di identificare “un progetto” ma di costruire, nelle realtà territoriali partner, modalità di partecipazione multistakeholder, coinvolgenti insieme le amministrazioni e le comunità nelle componenti di società civile e di impresa, a seguito di accordi quadro di lunga durata, siglati dopo un’attenta valutazione dei bisogni, delle opportunità, dei rispettivi ambiti di fattibile e incisivo intervento, dei legittimi interessi delle parti e dei benefici di sviluppo umano e sostenibile che possono derivarne. Partenariati territoriali duraturi e multisettoriali, coinvolgenti tutti quei soggetti dei territori partner che si rendano disponibili con competenze, conoscenze, capacità, volontà di mettersi in gioco e assumere la propria parte di responsabilità. Sulla base, da un lato, di patti territoriali che traducano tale condivisa determinazione e, dall’altro, di intese con le istituzioni nazionali a garanzia della coerenza con le priorità e gli indirizzi governativi di politica estera e di cooperazione allo sviluppo.

Le considerazioni finali che chiudono l’ultimo capitolo evidenziano alcune condizioni e alcuni percorsi nel cammino per una cooperazione territoriale di qualità; ed aprono al contempo ad ulteriori e non secondari spunti di approfondimento e di iniziativa. Ad avviso di LINK 2007 una cosa è certa: il mondo ha bisogno, oggi più che mai, di una rete diffusa di relazioni tra comunità e istituzioni, di reciproca conoscenza, comprensione delle diversità e collaborazione per un comune interesse di pace, di attento uso delle risorse, di salvaguardia del pianeta, di benessere condiviso, contribuendo al superamento delle divisioni e all’abbattimento dei muri. (@OnuItalia)

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