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Italia con Nadia Murad contro violenze sessuali nei conflitti armati

NEW YORK, 13 APRILE – La premio Nobel per la pace del 2018 Nadia Murad e il Regno Unito hanno presentato oggi all’Onu un codice di condotta globale per affrontare la violenza sessuale nei conflitti, come quelli in Afghanistan e Ucraina, o nelle crisi in Africa. Il documento è stato battezzato ‘Codice Murad’, dal nome della giovane donna della minoranza yazidi fatta prigioniera in Iraq e ridotta in schiavitù dall’Isis, che da anni dedica i suoi sforzi alla ricerca di giustizia per le vittime sopravvissute, facilitando il recupero delle prove.

“Gli sforzi per porre fine alla violenza sessuale stanno guadagnando slancio, in gran parte grazie alle coraggiose sopravvissute in tutto il mondo che hanno condiviso le loro storie”, ha detto Murad, che ha partecipato alla riunione annuale del Consiglio di Sicurezza sul tema. “Troppo spesso pero’ denunciare la violenza sessuale ha conseguenze negative per i sopravvissuti. Il Codice Murad stabilisce linee guida chiare e pratiche per centrare i loro bisogni durante la raccolta delle prove e garantire che ricevano giustizia e sostegno, piuttosto che ripercussioni”.

“Siamo orripilati dalle notizie di violenza sulle donne da parte delle forze russe in Ucraina e per le testimonianze e per i racconti di atti violenza sessuale legati al conflitto, compresi stupri, perpetrati dall’esercito russo a danno di donne e bambine”, ha detto il Rappresentante Permanente italiano all’ONU, Maurizio Massari,  prendendo spunto dalla riunione del Consiglio per ribadire la “ferma condanna” della “ingiustificata aggressione” di Mosca e l’impegno dell’Italia, radicato nel tempo e fra i pilastri dell’azione italiana alle Nazioni Unite, per la tutela e la promozione dei diritti delle donne e delle bambine e la lotta contro tutte le forme di violenza sessuale e di genere, sia in tempi di pace che di guerra.

Massari ha evidenziato come attori statali e non statali ricorrano ancora oggi alla violenza sessuale come tattica di guerra, tortura e terrorismo, come evidenziato anche nell’ultimo rapporto del Segretario Generale ONU. “La violenza sessuale e di genere legata ai conflitti, compresi gli stupri, sono aberranti violazioni dei diritti umani e crimini di guerra”, ha continuato l’Ambasciatore, delineando cinque priorita’ dell’Italia: la prevenzione della violenza sessuale a partire dai tempi di pace, adottando norme a livello nazionale che siano abbastanza forti da prevenire abusi e violazioni in tempi di guerra; avviare un forte cambio di paradigma a difesa della cultura dell’uguaglianza di genere, per promuovere l’emancipazione delle donne e la loro piena, equa e fattiva partecipazione ai processi decisionali; in linea con la risoluzione 2467 del Consiglio di Sicurezza, sviluppare approcci che si concentrino sui sopravvissuti così da dare priorità ai diritti e bisogni delle vittime; fare leva sul ruolo di protezione dei civili svolto dal peacekeeping ONU i (in cui l’Italia ha promosso una più forte presenza delle donne); combattere l’impunità e assicurarsi che i colpevoli di violenze sessuali legate ai conflitti rispondano dei loro crimini. “A tale fine – ha detto Massari – è necessario dare assistenza ai paesi dilaniati dai conflitti e guidarli nell’opera di riforma dei loro sistemi giuridici rafforzando lo stato di diritto e i meccanismi di individuazione delle responsabilità. (@OnuItalia)

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