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“Russia fuori da Consiglio Diritti Umani”: adottata risoluzione con il si dell’Italia

NEW YORK, 7 APRILE – Con il ‘si’ di 93 Paesi tra cui l’Italia l’Assemblea Generale ha adottato una storica risoluzione che sospende la membership della Russia dal Consiglio per i Diritti Umani ed esprime grave preoccupazione per la situazione umanitaria nel paese invaso dalle truppe di Mosca. E’ la terza risoluzione in un mese in cui la comunita’ internazionale si schiera contro le azioni di Mosca nella guerra in Ucraina.

Il Consiglio dei Diritti Umani, con sede a Ginevra, è composto da 47 membri. La Russia è entratanel gennaio 2021 come uno dei 15 paesi eletti dall’Assemblea Generale per un mandato di tre anni. Secondo la risoluzione del 2006 che ha istituito il Consiglio, l’Assemblea può sospendere un paese se commette “violazioni gravi e sistematiche dei diritti umani”. Sostenendo che il Consiglio è stato monopolizzato da un gruppo di Stati che lo usano per i loro scopi a breve, il vice rappresentante permanente russo, Gennady Kuzmin, ha dichiarato che Mosca ha già deciso di lasciare prima della fine del mandato.

Ventiquattro Paesi hanno votato contro il testo e 58 si sono astenuti. Tra i voti contrari, anche quello della Cina che ha chiesto di “non strumentalizzare i diritti umani”. Per il Rappresentante permanente italiano Maurizio Massari, che ha schiacciato il pulsante del voto a nome dell’Italia, e’ stato “un si’ alla accountability, si’ al mantenimento della integrita’ del Consiglio per i Diritti Umani, si’ alla credibilita’ del sistema dei diritti umani dell’Onu e si’ alla prevenzione di altre violazioni del diritti umani”. L’Italia non e’ stato solo tra i co-sponsor della risoluzione ma anche co-redattore del testo.

L’adozione della risoluzione ha coinciso con la prima visita del Coordinatore Onu per l’Emergenza Martin Griffith a Bucha, il sobborgo di Kiev le cui immagini agghiaccianti di morti in strada hanno suscitato orrore globale e spinto l’iter del testo: “Ha definito la situazione raccapricciante. Ha visto una fossa comune coin cadaveri avvolti nella plastica, decine di isolati residenziali e case distrutte e auto bruciate in mezzo alle strade”, ha detto il portavoce Stephane Dujarric.

Il voto ha coinciso con l’anniversario del genocidio del 1994 in Ruanda – oltre milione di persone uccise in soli 100 giorni nel 1994,  la stragrande maggioranza Tutsi, ma anche Hutu moderati e altri che si opponevano alle stragi – e l’ambasciatore di Kiev all’Onu Sergiy Kyslytsya ha fatto notare i tragici paralleli: “Questa pagina oscura della storia recente fu in gran parte dovuto all’indifferenza della comunita’ internazionale quando l’Onu non reagi’ agli avvertimenti che venivano fatti in Consiglio di Sicurezza e in Assemblea Generale”. Dopo l’adozione della risoluzione l’Ucraina si e’ detta “riconoscente” per il voto dell’Assemblea: “I criminali di guerra non hanno posto negli organismi dell’Onu che hanno il compito di proteggere i diritti umani”, ha detto il Ministro degli Esteri di Kiev, Dmytro Kuleba. La sospensione si applica al mandato triennale della Russia in Consiglio che scade nel dicembre 2023. C’e’ un solo precedente del genere nella storia dell’Onu: nel 2011 la Libia fu sospesa per le violente repressioni delle proteste contro il regime di Muammar Gheddafi.

Per l’Unione Europea, “i membri del Consiglio dei Diritti Umani si impegnano a rispettare i piu’ alti standard nella promozione e protezione di questi diritti. La Russia ha violato questi criteri con le sue azioni in Ucraina”, ha detto il capo delegazione Ue Olef Skoog in una dichiarazione a nome dei 27 ma anche dei paesi candidati di Macedonia del Nord, Montenegro e Albania, della Bosnia come potenziale candidato, dei Paesi EFTA Islanda e Norvegia, i membri dell’Area Economica Europea e di Ucraina, Moldavia, Georgia, Andorra, Monaco e San Marino.

Lunga la lista degli astenuti tra cui India, Brasile e molti stati arabi ricchi di petrolio: Angola, Bahrain, Bangladesh, Barbados, Belize, Bhutan, Botswana, Brunei, Cabo Verde, Cambogia, Cameroon, Egitto, El Salvador, Eswatini, Gambia, Ghana, Guinea-Bissau, Guyana, Indonesia, Iraq, Jordan, Kenya, Kuwait, Lesotho, Madagascar, Malaysia, Maldive, Messico, Mongolia, Mozambico, Namibia, Nepal, Niger, Nigeria, Oman, Pakistan, Qatar, Saint Kitts-Nevis, Saint Vincent-Grenadines, Arabia Saudita, Senegal, Singapore, Sudafrica, Sod Sudan, Sri Lanka, Sudan, Suriname, Thailand, Togo, Trinidad-Tobago, Tunisia, Uganda, Emirati Arabi Uniti, Tanzania, Vanuatu e Yemen.

Hanno votato contro, oltre a Russia e Cina, anche Algeria, Bielorussia, Bolivia, Burundi, Repubblica Centroafricana, Congo, Cuba, Corea del Nord, Eritrea, Etiopia, Gabon, Iran, Kazakhstan, Kyrgyzstan, Laos, Mali, Nicaragua, Siria, Tajikistan, Uzbekistan, Vietnam e Zimbabwe. (@OnuItalia)

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