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Kosovo Climate Action: la campagna ONU contro il cambiamento climatico nei Balcani

PRISTINA, 3 DICEMBRE – “Ma quale cambiamento climatico? Qui si muore di freddo!”: questa innocente battuta pronunciata da uno studente kosovaro e riportata dalla Climate Ambassador del ‘Network Globale dei Giovani per il Clima’ della Banca Mondiale Fjollë Caka, che l’ha sentita in prima persona poiché stava tenendo la lezione universitaria in cui la battuta è stata pronunciata, apre uno spiraglio sul livello di consapevolezza e coinvolgimento che la società kosovara ha nei confronti del contrasto al cambiamento climatico.

Un problema che lo UN Kosovo Team ha affrontato con grande sforzo grazie al lancio della campagna Kosovo Climate Action: “Abbiamo cominciato la campagna Kosovo Climate Action rendendoci conto che non esisteva un discorso pubblico o un interesse sociale verso il tema del cambiamento del clima. Il Kosovo è un paese medio-piccolo, non bagnato dal mare, non interessato direttamente dallo scioglimento dei ghiacciai o dalla deforestazione, e dunque non potendo la popolazione toccare direttamente con mano l’impatto del cambiamento climatico, il problema risultava distante”, spiega Chiara Amato, Strategy and Coordination Officer del Development Coordinator Office delle Nazioni Unite in Kosovo, che si è occupata in prima persona della campagna di informazione riguardo all’impatto del climate change.

Pristina nel 2020 è entrata nella top 5 delle città più inquinate al mondo, ma il problema investe il Kosovo su larga scala poiché sia il settore produttivo che i consumi energetici della popolazione sono dipendenti da centrali alimentate a carbone. L’impatto del cambiamento climatico potrebbe essere a prima vista non riscontrabile nel paese, ma tra gli effetti principali che investono la popolazione vi sono l’innalzamento delle temperature medie, che hanno contribuito a ridurre la stagione invernale, fonte di reddito per molte comunità stanziate in località rurali di montagna; o l’aumento degli incendi estivi, che ha generato una riduzione della produzione agricola; o ancora le piogge incessanti e lo scioglimento prematuro dei ghiacci che hanno temporaneamente messo fuori uso molte infrastrutture nel paese.

Ma poiché questi eventi potrebbero non essere da molti direttamente riconducibili al cambiamento climatico, lo scopo della campagna è stato proprio quello di creare un dialogo all’interno dei media, con il governo centrale e con le amministrazioni locali, coinvolgendo il settore privato e le agenzie delle Nazioni Unite presenti sul territorio. Lo UN Kosovo Team si occupa infatti del coordinamento tra le 14 agenzie ONU presenti in Kosovo e fa da ombrello per tutti i piani e le strategie di sviluppo sostenibile onusiane, che presenta o analizza poi per il governo locale negli stadi di pianificazione, assistenza e messa in atto.

Il secondo passo è stato quello di tramutare questa consapevolezza in azione, identificando le responsabilità che ogni individuo o istituzione può intraprendere nei prossimi due anni. La campagna Kosovo Climate Action vuole infatti mostrare a tutti gli attori nazionali che gli strumenti a disposizione sono tanti e le possibilità di essere parte del cambiamento sono reali e coinvolgono tutti i livelli della società, dalla governance centrale e locale agli individui, dal settore privato alle ONG e ai media. Essa è supportata dai contributi di vari esperti, accademici, blogger e attivisti climatici, tra cui Fjollë Caka, che presentano le loro posizioni scrivendo articoli, partecipando ad eventi culturali, panel di discussione o progetti negli istituti di formazione. C’è stata anche una forte presenza all’interno dei principali media, grazie alla partecipazione ad un programma televisivo e ad uno radiofonico, al fine di contribuire alla creazione di un discorso che raggiunga più persone possibile. In particolare, la campagna è patrocinata dalle ambasciate italiana e britannica in Kosovo, co-presidenti della COP di quest’anno e dunque sostenitrici della campagna di climate awareness implementata in Kosovo.

La difficoltà principale è che non essendo il Kosovo parte dell’ONU, non può ufficialmente partecipare come Stato Membro a programmi e conferenze segnanti come la più recente COP26 o il Food System Summit di settembre passato, o essere incluso in progetti come il Global Environment Fund. Ma una grande soddisfazione è stata quella di essere riusciti ad organizzare la partecipazione di un membro del parlamento kosovaro ad alcune discussioni e alcuni side-events durante la COP26 e il Food System Summit, per la prima volta nella storia del governo del Kosovo, “una partecipazione che crea un precedente importante per il governo kosovaro”, nelle parole di Chiara Amato. (@giorgiodelgallo)

 

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