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Libia: a Parigi la Conferenza pre-elezioni e per una definitiva stabilizzazione

Draghi e Macron

PARIGI, 12 NOVEMBRE – La situazione in Libia resta una spina nel fianco non solo per l’Italia, ma per tutto il bacino del Mediterraneo, con la sua capacità di inserire motivi di instabilità sia per quanto concerna la sua situazione interna (militare e politica) sia per l’influenza sui flussi migratori, che in questi anni si è ulteriormente accentuata.

Per discutere di questi temi e delle prossime elezioni nel paese africano – previste per il 24 dicembre – del futuro del paese, crocevia di interessi enormi, tra petrolio ed emergenza migranti, si è aperta oggi a Parigi la Conferenza sulla Libia. Vi partecipano i rappresentati dell’attuale governo transitorio libico,  Francia, Italia (con il presidente del Consiglio Mario Draghi), Germania e Onu. Assenti ma fondamentali nel teatro, Russia e Turchia.
Tra un mese per le elezioni presidenziali e parlamentari in Libia, 7 milioni di libici saranno chiamati alle urne per decidere un presidente, un governo e un parlamento finalmente non transitorio.
Per l’Italia l’importanza della conferenza di oggi a Parigi riguarda la “stabilizzazione del processo politico, della sicurezza, dell’economia e della situazione umanitaria (compresa la questione migratoria)”. La riunione sarà una tappa di un percorso che porterà ad “un ulteriore incontro a Roma, dopo le elezioni, nella primavera del 2022″:
“Le elezioni sono a portata di mano. In Libia c’è un forte movimento perché si tengano. E’ in gioco la stabilità del Paese”, ha evidenziato l’Eliseo presentando i temi della conferenza. “Ma i sabotatori sono in agguato, stanno cercando di far deragliare il processo”, ha sottolineato la presidenza francese. Occorre quindi “rendere indiscutibile e irreversibile il processo elettorale” e far sì che il risultato delle elezioni venga poi “rispettato”, in vista delle elezioni presidenziali del 24 dicembre e delle elezioni legislative in programma un mese dopo.

Oltre a confermare le elezioni, l’Eliseo vorrebbe venisse approvato alla Conferenza di Parigi anche “il piano libico per il ritiro di militari e mercenari stranieri“. Ma ammette che c’è ancora tanto lavoro da fare. Diverse migliaia di mercenari russi – in particolare del gruppo privato Wagner – turchi o siriani filo-turchi, ciadiani e sudanesi sono ancora presenti in Libia, secondo l’Eliseo.

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