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23 Dicembre 2024

IFRC: “Il cambiamento climatico non si è fermato per il COVID-19”

ROMA, 23 SETTEMBRE – Dall’inizio della pandemia, 139 milioni di persone siano state colpite da disastri legati al cambiamento climatico, oltre a 650 milioni di persone a rischio esposte a temperature estreme. E’ quanto stima l’ultimo rapporto della Federazione Internazionale delle società di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa e del suo Climate Centre sull’impatto del cambiamento climatico e della sua sovrapposizione con la pandemia da COVID-19. IL rapporto e’ stato presentato recentemente a Roma dal presidente Francesco Rocca.

Rocca ha lanciato un appello ai governi perché agiscano nei confronti del cambiamento climatico tenendo a mente il terzo pilastro dell’accordo di Parigi, cioè ‘finanza’ (gli altri due sono ‘mitigazione’ e ‘adattamento’, ndr), e ha ricordato che “l’enorme spesa pubblica per il recupero post-pandemico è la prova che i governi possono agire rapidamente e drasticamente per contrastare minacce globali. È tempo di trasformare le parole in azioni e dedicare energie alla crisi climatica”. Nonostante la preminenza della crisi climatica e dell’intervento statale a suo contrasto però, il report sottolinea l’importanza di una simultanea e coordinata risposta alle due crisi, che si sovrappongono tra loro e complicano ulteriormente la situazione di popolazioni già incredibilmente vulnerabili.

Il report cita numerosi casi, tra i quali spicca quello dell’Afghanistan. Infatti, non solo dalla pandemia da COVID-19 e dal conflitto interno, ma la situazione afghana è ulteriormente complicata dalle siccità che danneggiano la produzione agricola e causano malnutrizione. Un altro caso è quello dell’Honduras, dove la risposta agli uragani Eta e Iota è stata condizionata dalla pandemia, per via dell’impossibilità di rispettare il distanziamento sociale all’interno dei rifugi, o quello del Kenya, dove inondazioni, siccità e infestazioni parassitarie non sono state efficacemente contrastate poiché le limitazioni derivanti dalla pandemia hanno rallentato la distribuzione di cibo e aiuti.

 

Julie Arrighi, direttrice associata del Climate Centre, ha aggiunto che le società di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa concentrano la loro attenzione sulla prevenzione e l’anticipo dei disastri: “I rischi non devono necessariamente tramutarsi in disastri. Possiamo contrastare l’aumento dei rischi e salvare vite se cambiamo il modo in cui anticipiamo le crisi, finanziamo azioni preventive e riduzione del rischio a livello locale”, ha ammonito durante la presentazione. Da parte sua, la IFRC continua ad essere leader negli aiuti umanitari in tutto il globo, e Rocca ha annunciato che la fondazione ha deciso di triplicare il Disaster Relief Emergency Fund (DREF) portandolo fino a 100 milioni di dollari per anno. Il presidente spera inoltre, alla luce dell’avvicinarsi dei negoziati durante la COP26, che i governi “si impegneranno a investire in sistemi di adattamento e prevenzione per le comunità a livello locale, e riporteranno la crisi climatica in cima all’agenda internazionale”. (@giorgiodelgallo)

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