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UNGA 76: Draghi al Climate Moment, “agire ora, rapidamente e su grande scala”

NEW YORK, 20 SETTEMBRE – “Contro l’emergenza clima occorre agire ora, rapidamente e su grande scala. E’ vero che stiamo ancora combattendo contro la pandemia, ma questa e una emergenza eguale e forse ancora piu’ grande”: questo il messaggio che il presidente del Consiglio Mario Draghi ha portato oggi all’Onu nel corso della tavola rotonda informale convocata dal segretario generale dell’Onu Antonio Guterres e dal primo ministro britannico Boris Johnson in vista della Cop26 di Glasgow di novembre che vede l’Italia in prima fila come co-organizzatrice assieme al Regno Unito.

Grandi assenti della giornata Cina e India. Draghi ha parlato in video-collegamento a quello che e’ stato definito il “Climate Moment” ai margini dell’Assemblea Generale: “Se non agiamo subito contro i gas serra non riusciremo a limitare il riscaldamento del pianeta sotto 1,5 gradi”. Il premier ha evocato i gradi disastri climatici degli ultimi mesi che hanno fatto toccare dolorosamente l’impatto del cambiamento climatico. Per questo il premier ha promesso che l’Italia farà la sua parte: “Siamo pronti ad annunciare un nuovo impegno economico nelle prossime settimane”, ha detto
Draghi. I nuovi impegni, che si aggiungono ai 500 milioni di euro stanziati tra 2015 e 2020 per raggiungere i target fissati dall’accordo di Parigi, potrebbero
essere annunciati al G20 dei leader di ottobre a Roma, un appuntamento che, con la Conferenza di Glasgow, “rappresenta una opportunita’ da non perdere per rispondere alle sfide e dimostrare la nostra determinazione collettiva”.

Il premier italiano non e’ stato solo a denunciare la gravita’ della situazione: “Sulla base degli attuali impegni degli Stati membri, il mondo e’ imbarcato su un percorso catastrofico verso 2,7 gradi di riscaldamento globale”, ha detto Guterres, avvertendo che serve un taglio alle emissioni del 45% entro il 2030: “Se non cambiamo collettivamente rotta c’è un alto rischio di fallimento della Cop26”. A sua volta il britannico Johnson non ha nascosto la sua crescente frustrazione nei confronti dei paesi ricchi che non onorano promesse come quella dei cento miliardi da destinare ai paesi piu’ poveri e rischiano di far fallire la COP 26. (@OnuItalia)

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