ROMA, 14 APRILE – A circa la metà delle donne di 57 paesi cosiddetti in via di sviluppo viene negato il diritto di decidere se avere rapporti sessuali con il proprio partner, se usare contraccettivi o richiedere assistenza medica: questo è quanto emerge dal “Rapporto sullo Stato della Popolazione nel Mondo, Il corpo è mio. Diritto all’autonomia e all’autodeterminazione”, lanciato oggi in contemporanea mondiale da UNFPA e in Italia da Aidos con l’agenzia DIRE come media partner.
Lo Stato della Popolazione nel Mondo è il dossier annuale più importante di UNFPA. Pubblicato annualmente dal 1978, mette in luce le tematiche emergenti nel campo dei diritti sessuali e della salute riproduttiva, portandole nel dibattito pubblico ed esplorando le sfide e le opportunità da queste rappresentate per lo sviluppo internazionale.
Primo rapporto ONU sull’autonomia corporea
Per la prima volta quest’anno, un rapporto delle Nazioni Unite si concentra sulla “bodily autonomy” – la possibilita’ di decidere sul proprio corpo senza paura di violenza o coercizione. La mancanza di autonomia corporea e autodeterminazione ha enormi implicazioni, per il grave danno inflitto a donne e ragazze individualmente e per le conseguenze sull’intera società: può infatti influire sulla produttività economica, impedire lo sviluppo di capacità utili per la comunità, gravare sui sistemi sanitari e giudiziari.
Natalia Kanem (UNFPA), dovremmo indignarci
“Il fatto che circa la metà delle donne dei paesi presi in esame ancora non possa decidere se e quando avere un rapporto sessuale, usare contraccettivi o richiedere assistenza medica dovrebbe indignarci tutte e tutti”, sottolinea la direttrice esecutiva di UNFPA Natalia Kanem.
In 20 Paesi leggi su “nozze riparatrici”
Il Rapporto documenta inoltre molte altre forme di violazione dell’autonomia corporea che coinvolgono principalmente le donne ma non solo, rivelando che 20 paesi hanno leggi sulle cosiddette “nozze riparatrici” (“marry-your-rapist” laws), dove un uomo può evitare le conseguenze penali di uno stupro sposando la donna o ragazza che ha violentato; 43 paesi non hanno leggi in merito allo stupro coniugale; più di 30 paesi restringono il diritto delle donne di muoversi fuori casa; ragazze e ragazzi con disabilità sono tre volte più a rischio di violenza sessuale, le ragazze sono esposte a rischi ancora maggiori.
Soluzioni concrete, sostiene UNFPA, devono tenere in considerazione i bisogni e le esperienze delle persone colpite. In Mongolia, per esempio, le persone con disabilità si sono organizzate per sottoporre richieste dirette al governo in merito alla loro salute sessuale e riproduttiva. In Angola, le nuove generazioni più consapevoli del diritto all’autonomia corporea e alla salute sono state in grado di chiedere assistenza sanitaria, usare strumenti di pianificazione familiare, opporsi a rapporti sessuali non voluti e chiedere giustizia a seguito di violenze di genere.
“La negazione dell’autonomia corporea e dell’autodeterminazione riguarda le donne in tutto il mondo, abbiamo visto cosa sta accadendo anche in Europa e in Italia con il Covid, a farne le spese per prime e in modo grave sono state donne e ragazze che hanno visto i servizi e il diritto alla salute sessuale e riproduttiva venire meno, sono stati considerati meno importanti quando non ostacolati”, ha sottolineato la presidente di Aidos Maria Grazia Panunzi. (@OnuItalia)