NEW YORK, 28 MARZO – Al termine di cinque settimane di negoziati, la 65esima sessione della Commissione sullo status delle donne si e’ conclusa nel fine settimana adottando una dichiarazione finale di minima. I negoziati annuali dovevano essere più facili del solito, con una nuova amministrazione Usa meno conservatrice di quella di Donald Trump, ma sono stati “i più difficili e tesi degli ultimi tre anni”, si e’ lamentato con l’AFP un diplomatico protetto dall’anonimato parlando di “una grande delusione”.
Le trattative erano partite con 50 pagine e 80 paragrafi di testo. La dichiarazione finale e’ lunga 24 pagine declinate in 64 paragrafi. Intere sezioni che trattavano di molestie sessuali, uguaglianza di genere e difesa dei diritti delle ragazze sono scomparse, secondo l’AFP, che ha ottenuto diverse versioni del testo.
Deplorando che il documento finale non fosse più ambizioso, il vice Rappresentante Permanente tedesco all’ONU, Günter Sautter, ha denunciato “i tentativi sistematici di alcune delegazioni di far deragliare il processo e mettere in discussione gli impegni e gli obblighi internazionali in termini di uguaglianza di genere”. La prova che “la repressione dei diritti delle donne continua”, ha detto Più esplicitamente, un diplomatico europeo in anonimato ha detto che “la Russia ha giocato un ruolo eccezionalmente dirompente nei negoziati”, senza voler raggiungere accordi. “Il risultato di oggi dimostra che all’ONU sta continuando un giro di vite sui diritti delle donne e che la Russia sta facendo tutto ciò che è in suo potere per minare il progresso sulla questione”, ha detto.
Nel discorso all’Assemblea Generale dell’ONU, la delegazione russa ha semplicemente notato che i negoziati sono stati condotti in modo “rispettoso e inclusivo”. La protezione delle madri avrebbe potuto essere difesa meglio, ha aggiunto Mosca. Mentre il testo originale criticava un’estensione della violenza contro le donne e le ragazze, comprese le molestie sessuali, la versione finale del documento afferma che le molestie sessuali “negli spazi privati e pubblici, anche nelle istituzioni educative e sul posto di lavoro, così come nei contesti digitali, portano a un ambiente ostile”. La Commissione “riconosce” inoltre che “la disuguaglianza di genere continua a riflettersi negli squilibri di potere tra donne e uomini in tutte le sfere della società”.