ROMA, 2 MARZO – L’UNHCR sta lavorando per trasferire migliaia di rifugiati centrafricani lontano dai pericoli delle remote aree di confine della Repubblica Democratica del Congo (RDC) verso campi più sicuri situati nell’entroterra. L’Agenzia dell’Onu e la Commissione nazionale per i rifugiati (CNR) della RDC hanno siglato accordi e avviato i lavori per allestire un campo capace di accogliere 10.000 rifugiati presso il villaggio di Modale, vicino a Yakoma, nella provincia di Nord Ubangi. La possibilità di allestire un secondo campo nei pressi di Ndu, nella provincia del Basso Uélé, è in valutazione e si attende l’approvazione del governo. Si lavora costantemente, inoltre, per individuare due siti ulteriori dove trasferire altri rifugiati.
UNHCR e CNR allestiranno quattro campi di accoglienza per circa 35.000 rifugiati, predisposti in modo da consentire loro di vivere insieme alle comunità locali e coltivare i propri prodotti, frequentare le scuole, e usufruire di altri servizi erogati sul territorio. Dare ai rifugiati la possibilità di inserirsi nelle comunità locali permetterà loro di vivere in modo più dignitoso e indipendente. Nel campo di Modale, l’UNHCR sta installando nuovi servizi igienico-sanitari e di approvvigionamento idrico e prevede di espandere le strutture adibite all’assistenza medica e all’istruzione. Le località scelte dispongono già di servizi amministrativi e attività giudiziarie, nove scuole elementari, una scuola superiore e un ambulatorio medico. L’Agenzia sta rafforzando i servizi e le infrastrutture esistenti, dato che faticherebbero a reggere un incremento improvviso di nuovi arrivi.
Le autorità della RDC stimano che siano 92.000 i rifugiati arrivati dalla Repubblica Centrafricana (RCA) in seguito all’esplosione delle violenze correlate alle elezioni di dicembre 2020. La maggior parte dei rifugiati centrafricani ora vive lungo gli argini dei fiumi in aree di confine difficili da raggiungere, accolta da comunità che dispongono di risorse estremamente scarse. Le condizioni sono disperate e molti rifugiati dormono sotto ripari di fortuna. La maggior parte ha accesso ridotto o inesistente all’acqua potabile, ai servizi igienico-sanitari e al cibo. Alcuni sono stati accolti da famiglie locali, talvolta in situazioni che vedono fino a tre nuclei familiari convivere in una sola casa.
Le esigenze sanitarie sono sempre più urgenti: i team di valutazione composti congiuntamente da personale delle agenzie ONU, delle ONG e della Divisione provinciale per la salute hanno segnalato un elevato rischio di grave epidemia di morbillo nelle aree che accolgono rifugiati nel Nord Ubangi. Casi sospetti si stanno già registrando tra le comunità di accoglienza. Un team ha raccomandato il lancio urgente di una campagna vaccinale, considerato che risulta vaccinato meno del 30 per cento dei bambini rifugiati. Sono inoltre necessarie misure ulteriori per contrastare la diffusione del COVID.
Ad oggi, sono quasi 40.000 i rifugiati sottoposti alle procedure di registrazione biometrica effettuate dal personale dell’UNHCR. L’Agenzia sta assicurando assistenza ad oltre 4.500 rifugiati particolarmente vulnerabili, tra cui minori separati e non accompagnati, donne a rischio, persone con disabilità e gravi condizioni di salute. Il personale, inoltre, sta assicurando sostegno a circa 80 persone sopravvissute a violenza sessuale e di genere, compresi casi di matrimonio precoce. Tutti i casi segnalati sarebbero avvenuti nella RCA. La crescita delle esigenze di migliaia di rifugiati centrafricani comporta la necessità di aumentare i fondi necessari per intervenire. I fondi a disposizione della risposta umanitaria dell’UNHCR sono già notevolmente ridotti e sottoposti a forte pressione dal numero crescente di esigenze rilevate sia tra i rifugiati sia tra le comunità di accoglienza.
L’UNHCR ha lanciato un appello (https://reporting.unhcr.org/node/30262) per la raccolta di 164,7 milioni di dollari volti ad assicurare protezione e assistenza di vitale importanza ai centrafricani in fuga.