OSLO, 9 OTTOBRE – Il premio Nobel per la pace 2020 è stato assegnato al World Food Programme e nel prestigioso e per la verita’ inasopettato riconoscimento c’e’ anche un po’ di Italia. L’agenzia delle Nazioni Unite contro la fame nel mondo ha infatti il suio quartier generale a Roma e si avvale come struttura logistica della base UNHRD appoggiata a Brindisi.
Si contavano quest’anno 318 candidati per la categoria che non ha mai mancato di riservare sorprese nella storia del premio assegnato dall’istituto norvegese. Di questi 211 erano individui e 107 organizzazioni. Sono state quindi smentite ancora una volta le previsioni della vigilia che vedevano tra i candidati più accreditati l’attivista green Greta Thunberg e l’Organizzazione mondiale della sanità, oltre all’oppositore russo Alexei Navalny e ad un improbabile Donald Trump. “Sono senza parole per la prima volta nella mia vita”, ha commentato a caldo il direttore Beasley, commosso ma forse anche con un pizzico di compiacimento per la decisione del Comitato che non si è fatto influenzare dal circo mediatico alimentato dalle manifestazioni oceaniche pre Covid di Greta o dall’attenzione spasmodica del mondo, in piena crisi pandemica, verso le quotidiane conferenze stampa del direttore dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus.
Il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres si è detto felice per l’assegnazione del Nobel al Wfp, “primo soccorritore mondiale in prima linea contro l’insicurezza alimentare”. “Fieri di ospitarvi a Roma e di collaborare per la sicurezza alimentare e la lotta alla fame nel mondo, soprattutto nelle aree bisognose di assistenza umanitaria, priorità della Cooperazione italiana”, ha twittato la Farnesina. Mentre la Fao – che insieme al Wfp e all’Ifad (Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo) ha anch’essa sede a Roma – ha ringraziato la comunità internazionale per il riconoscimento dell’importanza della sicurezza alimentare. (@OnuItalia)