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Cooperazione: nella ‘pagella’ sulla trasparenza dei donatori Italia al 35/o posto su 47

ROMA, 30 GIUGNO – L ‘Italia è solo 35/a su 47 nella speciale classifica che dà il voto alla trasparenza dei donatori. Il sito Infocooperazione ricorda che è stata pubblicata l’edizione 2020 del rapporto di PWYF (Publish What You Fund) quello che ormai è una sorta di pagella di trasparenza dei grandi donatori dell’aiuto allo sviluppo. Si tratta del Aid Transparency Index, l’indice di trasparenza degli aiuti che per l’anno 2020 evidenzia un significativo miglioramento della trasparenza complessiva di tutti i donatori rispetto all’ultima edizione del 2018: oltre la metà dei 47 donatori valutati si posiziona oggi nella categoria ‘good’ o ‘very good’. I donatori in quest’ultima categoria sono passati dai 7 nel 2018 agi 11 quest’anno, mentre per la categoria ‘good’ il numero è aumentato di due, arrivando a 15 entità.

Tutti i donatori, ad eccezione di quelli classificati nella categoria ‘very poor’, pubblicano ormai i dati relativi alle loro attività e politiche: le loro informazioni sono aperte, puntuali, comparabili e centralizzate, conformi allo standard internazionale per la trasparenza degli aiuti. Solo una minoranza di donatori pubblica invece i risultati ottenuti limitando di fatto la capacità delle parti interessate di valutare l’efficacia e il valore della spesa per gli aiuti. Informazioni ormai sempre più importanti, soprattutto in un contesto come quello attuale che vede ingenti fondi a livello internazionale dedicati e/o re-indirizzati per far fronte all’emergenza Covid-19. 

Nell’edizione 2020 si allarga la gamma dei donatori valutati, oltre agli enti bilaterali tradizionali, infatti, l’Indice comprende le istituzioni multilaterali di finanza per lo sviluppo (Development Financial Institution), alcune Agenzie umanitarie, fondi verticali, organizzazioni intergovernative e fondazioni filantropiche private. L’agenzia umanitaria che ha ottenuto il punteggio più alto in trasparenza è stata l’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (OCHA), che è passata dalla categoria ‘poor’ a quella ‘good’. Le istituzioni di finanza per lo sviluppo hanno ottenuto ottimi risultati, conquistando quattro dei primi cinque posti nella classifica dell’indice 2020. Tuttavia, nonostante la percentuale di completezza dei dati sia molto alta, sono molto carenti le informazioni sui prestiti erogati nei confronti del settore privato.

L’Italia e l’Indice di Trasparenza 2020
L’Agenzia per la Cooperazione e lo Sviluppo (AICS), operativa dal 2016, ha iniziato a pubblicare i propri dati in formato IATI nel 2017. Da allora AICS, pubblicando su base trimestrale i dati sul registro IATI, ha progressivamente migliorato il suo posizionamento passando nel 2018 dalla categoria ‘Very Poor’ a quella ‘Fair’. Nonostante il miglioramento di 4 punti del punteggio ottenuto quest’anno AICS resta nella parte bassa della classifica, al 35° posto (su 47) nella categoria ‘Fair’. AICS ha ottenuto un punteggio inferiore alla media per la componente “Finanze e budget”, principalmente perché non ha pubblicato dati di budget disaggregati e documenti di budget di progetto. Carente anche la pubblicazione dei documenti di progetto, dei contratti sottostanti e dei documenti di pianificazione e allocazione delle risorse. Secondo il rapporto l’Agenzia non è riuscita a pubblicare documenti chiave come la politica di allocazione dei fondi, i rapporti annuali e la strategia organizzativa. Per quanto riguarda la componente delle prestazioni, pur pubblicando gli obiettivi, l’Agenzia non è riuscita a pubblicare valutazioni, risultati, recensioni o valutazioni di impatto. Il punteggio complessivo è penalizzato infine dalla cosiddetta pulizia dei dati, AICS ha spesso ricevuto punteggi inferiori alla media perché non è riuscita a pubblicare le informazioni richieste nel formato IATI, fornendo invece le informazioni in un mix di altri formati.

 

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