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Giornata ONU degli Oceani, entro il 2030 tutelare almeno il 30% dei mari

ROMA, 9 GIUGNO – La Giornata Mondiale degli Oceani, che si celebra ogni anno in tutto il mondo l’8 giugno, è stata dedicata quest’anno al tema: ”Together We Can Protect Our Home” con l’obiettivo di chiedere ai leader mondiali di tutelare almeno il 30% dei mari entro il 2030. Surriscaldati dal cambiamento climatico, sfruttati intensivamente da una pesca eccessiva e soffocati da tonnellate di plastica, gli oceani – che ricoprono i due terzi del Pianeta – hanno bisogno di essere protetti. Creata nel 1992 e resa ufficiale dalle Nazioni Unite nel 2009, in questa giornata si riconosce l’importanza vitale del mare come ecosistema fondamentale e si agisce per preservare i suoi delicati ecosistemi.

L’obiettivo 14 dell’Agenda Onu 2030

Gli oceani garantiscono la sopravvivenza di 3 miliardi di persone e generano, in termini di risorse e industrie, il 5% del Pil mondiale. Secondo alcuni dati, nel 2050 gli oceani conterranno più plastica che pesci: la produzione di plastica mondiale è aumentata di venti volte dal 1964, raggiungendo le 314.000 tonnellate nel 2014. Questi numeri sono destinati a raddoppiare are nei prossimi 20 anni e a quadruplicare entro il 2050. Nonostante l’Onu e i Governi premano per la realizzazione di efficienti sistemi di riciclaggio, solo il 5% della plastica viene riciclata in modo corretto mentre il 40% finisce nelle discariche e un terzo negli ecosistemi fragili, come gli oceani.

Il Wwf da parte sua fissa a più di 24 trilioni di dollari il valore economico degli oceani. Un valore legato non solo allo sfruttamento diretto delle risorse presenti nelle acque – pesca, acquacoltura – ma anche alle attività indirette che utilizzano il mare – commercio, trasporto – e al valore dei servizi di ecosistema che i mari forniscono all’uomo.

Ma la tutela degli oceani inizia soprattutto dalla terraferma: da qui infatti proviene l’80% dell’inquinamento marino. A partire dalla plastica, ma nel mare finiscono anche i veleni prodotti sulla terra, sostanze inquinanti utilizzate nei diversi settori produttivi. Tra questi, concimi e pesticidi che dai campi passano ai fiumi e vanno poi a finire negli oceani mettendo a rischio l’ambiente marino e le specie che lo popolano. Purtroppo – ricorda il recente rapporto di Legambiente‘H2O-la chimica che inquina l’acqua’‘ – il 60% di fiumi e laghi italiani hanno acque inquinate da processi produttivi, tra cui la stessa agricoltura. Il rapporto di Legambiente individua ben 2.700 inquinanti e contaminanti – ad esempio fitofarmaci, antibiotici ad uso umano e veterinario, pesticidi, additivi, prodotti per la cura personale, microplastiche – che contaminano le acque dolci e quindi quelle marine.

Proprio in occasione della Giornata mondiale degli oceani, l’Italia ha annunciato l’adesione a #30by30, iniziativa lanciata dalla Gran Bretagna per arrivare a proteggere entro il 2030 almeno il 30% dei mari e degli oceani in tutto il mondo. Obiettivo è la creazione di una rete di aree marine protette che contribuisca a tutelare la salute dei mari, a preservare le popolazioni ittiche e la biodiversità e a contrastare i cambiamenti climatici.

”Tutti noi dipendiamo dal mare e dai servizi di ecosistema che ci offre. Se ci prendiamo cura del mare, il mare si prenderà cura di noi”, ha commentato il ministro dell’Ambiente Sergio Costa. 

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