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Diritto al cibo: Elver, piccoli produttori e lavoratori agricoli schiacciati da sistema

Hilal Elver

ROMA, 31 GENNAIO – Con un PIL stimato di 2,84 migliaia di miliardi di dollari, l’Italia è nota a livello mondiale per le sue industrie innovative, il vasto settore agricolo e una moderna capacità di produzione. Esiste tuttavia un lato oscuro poiché, a causa del complesso sistema alimentare italiano, i lavoratori e i piccoli produttori del settore agricolo sono schiacciati da un pesante fardello, ha dichiarato oggi la Relatrice Speciale ONU per il diritto all’alimentazione Hilal Elver al termine di una visita di undici giorni nel paese.

“Sulla scena internazionale l’Italia è un paese molto attivo nella promozione dei diritti umani, soprattutto per quanto riguarda il diritto all’alimentazione; ma questo non si rispecchia interamente su scala nazionale”, ha affermato Hilal Elver, che, durante la sua visita ha incontrato “molte persone che dipendono da banchi alimentari e da enti di beneficienza per il loro prossimo pasto, migranti senza dimora e senza un alloggio sicuro dove trascorrere la notte, lavoratori agricoli sottoposti a orari di lavoro eccessivi in condizioni difficili e con stipendi bassi, che non permettono loro di far fronte ai bisogni fondamentali, lavoratori migranti privi di documenti e dunque relegati in un limbo senza accesso a lavori regolari o alla possibilità di prendere in affitto un posto dignitoso in cui vivere e studenti le cui famiglie sono troppo povere per pagare i prezzi richiesti dalle mense scolastiche”.

Secondo la Elver, “in quanto paese sviluppato, nonché terza economia in Europa, tali livelli di povertà e di insicurezza alimentare in Italia non sono accettabili. Il governo italiano dovrebbe comprendere che la beneficienza in ambito alimentare non va confusa con il diritto all’alimentazione”, riporta un comunicato delle Nazioni Unite.

I migranti che lavorano in ambito agricolo costituiscono uno dei gruppi più vulnerabili in Italia. All’interno del settore agricolo italiano ci sono tra i 450.000 e i 500.000 lavoratori migranti, che rappresentano circa la metà della forza lavoro complessiva. Quello agricolo è spesso l’unico settore in cui i lavoratori poco qualificati riescono a trovare un impiego. La più elevata percentuale di lavoratori irregolari in relazione al numero totale dei lavoratori migranti si trova in ambito agricolo. “Da nord a sud, centinaia di migliaia di lavoratori coltivano la terra o si occupano del bestiame senza le adeguate tutele legali e sociali, con stipendi scarsi e convivendo con la costante minaccia di perdere il lavoro, di un rimpatrio coatto o di subire violenze fisiche e morali”, ha continuato la Relatrice Speciale. “I lavoratori stagionali e non stagionali spesso trovano nel sistema del caporalato l’unica possibilità di vendere la propria manodopera e di essere retribuiti”.

Attraverso la legge 199/2016 contro lo sfruttamento del lavoro, l’Italia ha esteso la portata della già esistente disposizione contro il caporalato, ha detto la relatrice: “La legge risulta pero’ incapace di sostenere i diritti umani di tutti i lavorati agricoli, nello specifico dei migranti privi di documenti, relegati in una condizione di invisibilità e di paura”.

Lo sfruttamento in ambito lavorativo non costituisce l’unico modo in cui l’illegalità si insinua all’interno del sistema alimentare italiano: “Vi sono anche altri aspetti inaccettabili, tra i quali l’abbandono in aree rurali di prodotti contaminati, che vengono altresì inceneriti o riversati nelle acque dei fiumi; mercati all’ingrosso in cui gli agricoltori sono costretti ad accettare prezzi talmente bassi da rischiare di compromettere il proprio sostentamento; acquisti di terreni con proventi da attività illegali; la presenza di fertilizzanti contraffatti e tossici piuttosto diffusi, che vengono importati o assemblati in Italia e spesso utilizzati da lavoratori senza le adeguate competenze e in mancanza di misure di sicurezza sono solo alcune delle diverse pratiche diffuse illegali”.

L’aumento della grande distribuzione ha determinato un significativo riassetto del settore alimentare, poiché le principali catene di distribuzione controllano la maggior parte del mercato agroalimentare, imponendo prezzi bassi, che i piccoli agricoltori non riescono a eguagliare, ha affermato la Relatrice Speciale, mentre, a suo avviso,  l’approvazione nel 2018 del decreto sicurezza e immigrazione, conosciuto ai più come “Decreto Salvini”, ha contribuito all’incremento del numero di lavoratori migranti privi di documenti, accelerando l’illegalizzazione dei richiedenti asilo e spronando ulteriormente il lavoro irregolare senza alcuna protezione. “Attualmente si stima la presenza di circa 680.000 migranti privi di documenti, il doppio rispetto a cinque anni fa”, ha dichiarato Elver.

Durante la sua visita, la Relatrice Speciale si è spostata in dieci città, in Lazio, Lombardia, Toscana, Piemonte, Puglia e Sicilia, incontrando autorità locali, rappresentanti di organizzazioni della società civile, specialisti accademici, lavoratori migranti, commercianti, produttori alimentari, piccoli agricoltori e lavoratori agricoli.

Ha inoltre avuto modo di incontrare studiosi, docenti e studenti per discutere dei programmi scolastici di alimentazione e dell’accesso alle mense. “Tutti loro hanno espresso il bisogno urgente che venga definito un quadro nazionale per l’alimentazione al fine di combattere le disparità esistenti tra i diversi comuni e garantire a tutti gli studenti l’accesso alle mense scolastiche, a prescindere dalla situazione economica delle loro famiglie”, ha concluso Elver. (@OnuItalia)

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