GINEVRA, 30 OTTOBRE – Oltre 150 partecipanti provenienti da tutto il mondo partecipano a Ginevra alla tre giorni che l’Organizzazione Meteorologica Mondiale dedica alle alte montagne e ai loro problemi. Apertosi ieri il summit (che chiude domani) dovrà definire le misure prioritarie da adottare per favorire uno sviluppo equilibrato, la riduzione dei rischi di catastrofi e il processo di adattamento ai cambiamenti climatici che le montagne subiscono in particolare misura come dimostrano i recenti allarmi sullo stato dei ghiacciai.
Per affrontare rischi climatici come eventi meteorologici estremi, scioglimento del permafrost o valanghe, gli esperti vogliono stabilire procedure e sistemi di allerta basati su dati scientifici. In effetti la criosfera di montagna diventa sempre più vulnerabile all’aumento della temperatura che minaccia la sicurezza alimentare, l’approvvigionamento di acqua dolce e il trasporto fluviale. Non vengono risparmiate vere e proprie icone dell’alta montagna: dal Monte Bianco al Kilimangiaro, dall’Everest alle Montagne Rocciose. L’organizzazione dell’Onu ricorda che le montagne rappresentano circa un quarto delle terre emerse e ospitano oltre un miliardo di persone nel mondo. Metà della popolazione mondiale inoltre riceve acqua potabile dalle regioni di montagna che sono considerate i ”castelli dell’acqua del pianeta” perchè la maggior parte degli affluenti dei bacini fluviali nascono proprio in vetta, in particolare dalla regione montuosa formata dall’Himalaya, l’Hindu Kush e l’altipiano tibetano, conosciuto come ‘terzo polo’.
I cambiamenti climatici minacciano anche i cicli economici, la produzione di cibo a livello a globale e la sicurezza alimentare.
Per questo – oltre alle principali organizzazioni internazionali che si occupano di aree montane – sono partner della conferenza anche la Banca Mondiale e dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO).