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Dall’Iran all’Olanda attraverso Genova: all’UNODC il racconto di un magistrato antidroga

(di Maria Novella Topi) – VIENNA, 17 OTTOBRE – Una nave porta container parte dal porto iraniano di Bandar Abbas. Si chiama Artabaz e trasporta droga, precisamente 268 kg di eroina risultata pura al 64% e occultata in sacchi di bentonite, materiale usato in edilizia. La nave sbarca nel porto di Genova un container….. E’ l’avvio del racconto reso dal procuratore della Repubblica del Tribunale di Genova Federico Manotti alla VI riunione intersessionale della United Nations Commission on Narcotic Drugs (CND) in corso a Vienna all’UNodc. Ma è anche il racconto di come solo una stretta collaborazione tra le varie polizie e procure europee può portare a risultati soddisfacenti nel contrasto al traffico mondiale di stupefacenti.

Federico Manotti

Il dott. Manotti ha descritto percorsi e strategie adottate dall’indagine, delegata alla Squadra Mobile della Questura di Genova, per stanare i trafficanti, facendo leva in particolare su questi passi chiave:

– Ritardato sequestro di sostanza stupefacente a Genova;
– Consegna controllata di sostanza stupefacente in Olanda;
– Emissione di Ordini di Indagine Europei (E.I.O.) e Rogatoria;
– Collaborazione tra Autorità Giudiziarie di diversi paesi europei e tra le rispettive Forze di Polizia;
– Intervento di Eurojust;
– Rinuncia alla Giurisdizione con concentrazione dei procedimenti presso l’Autorità Giudiziaria Olandese onde prevenire un conflitto di giurisdizione.

L’indagine, denominata ‘Artabaz’, partendo dal quantitativo di droga trafficata, ha subito ipotizzato che l’importazione fosse gestita da un gruppo criminale organizzato avente carattere transnazionale. ”Il delitto per cui ha proceduto la Procura della Repubblica di Genova (Direzione Distrettuale Antimafia) – ha spiegato Manotti – è quello di importazione in Italia di una ingente quantità di eroina formalmente destinata alla società PROFLOGISTICS SRO con sede a HERMANICKY 77 – Repubblica Ceca, società che è risultata fittizia ed inesistente”.
Manotti ha aggiunto che ”l’attività di indagine italiana è nata su impulso delle autorità del Belgio che, nell’ambito di attività di indagine scaturita da un precedente ingente sequestro di eroina operato nel porto di Anversa avevano in corso attività di intercettazione  che hanno accertato che il prossimo carico sarebbe stato fatto sbarcare a Genova”.

In applicazione della Convenzione di Palermo dell’Onu contro il crimine organizzato transnazionale è stato emesso, ha raccontato il Procuratore, ”un provvedimento con cui ho disposto il sequestro della gran parte della droga lasciando all’interno di due sacchi solamente 2 Kg di eroina (1 kg per ciascun sacco) dei quali ha disposto anche il ritardato sequestro al fine di procedere alla consegna controllata ed identificare così i soggetti coinvolti nell’importazione”.

Contestualmente, è ancora il racconto del magistrato, alcune intercettazioni telefoniche hanno accertato che tale ‘Celik’ (soggetto che parlava un inglese abbastanza stentato) ha fatto partire la merce con due camion separati incaricando altresì lo spedizioniere di individuare lui un vettore, ossia una società di trasporti che appunto doveva con camion trasferire la merce in Olanda, precisamente nella città di Roosendaal. Con questa modalità di importazione e di trasporti, i trafficanti si espongono pochissimo perché utilizzano i servizi di persone assolutamente inconsapevoli, spedizionieri e camionista, che in perfetta buona fede fanno uscire in modo regolare la droga dal porto e la trasportano a destinazione.
A questo punto ha avuto inizio la collaborazione tra la Polizia italiana e gli organi esteri e ”per quanto concerne l’indispensabile collaborazione con le autorità giudiziarie ho predisposto in primo luogo un Ordine di Indagine Europeo nei confronti dell’Olanda a cui ho sostanzialmente chiesto di ritardare a sua volta il sequestro della droga (2 Kg), che sarebbe entrata nel paese a bordo del camion seguito dalla Polizia, sino al momento della consegna della sostanza stupefacente ai destinatari finali e tale ordine di indagine è stato veicolato attraverso Eurojust”.

La nave Artabaz

Non appena si è capito che lo spedizioniere sarebbe passato attraverso la Svizzera, ”ho predisposto una rogatoria nei confronti della competente autorità giudiziaria a cui ho chiesto di consentire il transito del camion su cui si trovava la droga attraverso il suo territorio essendo in corso una consegna controllata di stupefacente. Quindi il camion ha attraversato il territorio francese entrando in Belgio e poi in Olanda. …In pratica – ha detto ancora il magistrato – abbiamo agito su due livelli: quello giudiziario e quello di polizia; il problema è stato in parte risolto attraverso l’utilizzo dell’art. 40 dell’accordo di Schenghen che consente l’osservazione transfrontaliera”.
Tutto è andato bene e in un capannone industriale alla periferia di Roosendal sono state arrestate dalla Polizia Olandese le due persone che attendevano il carico: sul posto erano già pronte due auto (una con targa romena e l’altra con targa bulgara) su cui poi sarebbe evidentemente stato caricato. Uno dei soggetti arrestati è un turco che nel 2005 era stato arrestato in Italia in quanto trovato in possesso di 83 Kg di eroina”.

‘’A questo punto erano in campo tre autorità giudiziarie (Belga, Olandese ed Italiana) – ha concluso Minotti – Ancora una volta è stato determinante l’intervento di Eurojust che a fronte di ulteriori ordini di indagine emessi da me e dall’Olanda ha fissato un incontro di coordinamento all’AIA. In tale riunione abbiamo concordato, al fine di evitare un conflitto di giurisdizione, di trasferire il procedimento alla competente autorità giudiziaria olandese che era quella ‘meglio posizionata’ per proseguire con successo le indagini e celebrare il processo”.

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