ROMA, 27 SETTEMBRE – Ci sono degli italiani che si distinguono nel mondo per il loro lavoro nelle organizzazioni internazionali, operando in paesi dove le emergenze sono la guerra, la fame, le epidemie, i cambiamenti climatici più estremi.
Il World Food Programme, agenzia dell’Onu per l’alimentazione, con la sua serie ‘Italiani in prima linea’, racconta le storie di questi connazionali che mettono al servizio delle popolazioni più disagiate le loro professionalità.
Se Paolo Battistin, ingegnere civile friulano di 38 anni si è occupato per il WFP di supporto post emergenze umanitarie dopo i terremoti di Haiti e Nepal e l’epidemia di Ebola in Sierra Leone, la fisica ambientale Raffaella Bellanca, sempre per il Wfp ha insegnato in Mali, ad Haiti e in Burundi l’accesso al cibo nel rispetto dell’ambiente con le cucine ecosostenibili.
Per il ‘Programma di alimentazione scolastica’ oggi è invece alla ribalta Viola Marini, project manager in Egitto. Marini è davvero un’italiana in prima fila: laureata in Economia e Management alla Bocconi, master a Parigi e stage al WFP in quello che allora era la divisione di ‘Innovation e Change Management’, lavora come coordinatrice dei progetti del WFP relativi all’alimentazione scolastica. Fino a poco tempo fa era di base all’ufficio regionale del WFP al Cairo, che supporta i paesi della regione MENA (Middle East, North Africa and Central Asia). L’ufficio fornisce assistenza tecnica ai governi con cui lavora per la creazione, l’implementazione e la consegna di programmi d’intervento nell’alimentazione scolastica.
”Il mio lavoro è incredibilmente vario, è difficile raccontare una giornata tipo – dice Viola – Di recente, ad esempio, abbiamo gestito la partecipazione del WFP ad eventi regionali per incoraggiare l’impegno dei giovani su aree tematiche fondamentali per l‘Agenda 2030, tra cui anche quella dell’alimentazione scolastica. In questo caso, si è lavorato sull’inclusione sociale nei momenti di ricreazione o durante il pranzo a scuola, soprattutto in contesti di fragilità e conflitti. Il WFP lavora tanto sulla nutrizione, sulla salute e sulla crescita del bambino a livello sia fisico che mentale. Attraverso attività complementari alla formazione scolastica, cerchiamo di dare un supporto anche valoriale e di educazione nutrizionale e sanitaria, educazione all’ambiente e al rispetto delle altre persone e degli altri bambini’”.
Viola Marini racconta qual è stato il suo percorso professionale e perché abbia scelto di lavorare per un’organizzazione umanitaria delle Nazioni Unite.
”Con lo stage al WFP da subito mi ha affascinato la missione e il campo di lavoro: nel 2017 mi hanno offerto di andare ad Haiti per una missione di un mese e mezzo; questa esperienza è stata il mio primo vero impatto con l’aspetto programmatico dei pasti a scuola. A gennaio 2018, ho vinto la fellowship italiana con base al Cairo per seguire i progetti di alimentazione scolastica, quella proposta mi è sembrata davvero una chiamata del destino”.
Il WFP sviluppa i programmi di alimentazione scolastica dal 1963 e lo scorso anno ha distribuito pasti scolastici a circa 16,4 milioni di bambini: i pasti a scuola del WFP possono fare la differenza nella vita e per il futuro di milioni di bambini e bambine nel mondo.
I programmi di alimentazione scolastica hanno obiettivi diversi a seconda del contesto del paese in cui si opera. Nel Medio Oriente, dove spesso si lavora in contesti di crisi e guerra, ”il cibo che portiamo ai bambini serve a rispondere a bisogni primari, come la fame. Un’ampia percentuale di bambini si presenta a scuola ogni giorno a stomaco vuoto. Portando pasti quotidiani ai bambini – racconta Marini – li aiutiamo a crescere in salute incoraggiandoli ad andare a scuola, dove potranno concentrarsi a stomaco pieno e assimilare meglio le lezioni”.
Quanto all’ufficio regionale del Cairo del WFP, Viola dice che ”una delle sfide principali di questo ufficio è l’estrema varietà di contesti: da paesi più stabili come l‘Egitto o la Tunisia, fino allo Yemen, dove è in atto una delle crisi umanitarie più gravi al mondo. Il Programma di Alimentazione Scolastica è presente in tutti questi paesi e il WFP ha il dovere, ma anche il privilegio, di essere di aiuto a tutti i bambini nelle scuole e, attraverso le scuole, raggiungere anche gli insegnanti e le famiglie”. Marini aggiunge che l’intervento non si limita a ”fornire snack nutrienti o dei pasti salutari, ma diamo un contributo aggiuntivo, in collaborazione con le altre agenzie ONU sul campo, per costruire un progetto di sostegno olistico”.
Un’altra grande sfida è legata ai contesti di guerra. Il passaggio da una situazione di emergenza ad una di sviluppo richiede un grande investimento nelle relazioni di empowerment e di capacity building verso i governi per la creazione di qualcosa che sia sostenibile anche in futuro.
A breve Viola Marini si trasferirà in Iraq, paese non facile e in una zona calda del mondo. ”I piani per il nuovo Programma di Alimentazione Scolastica in Iraq sono molto ambiziosi – spiega – inizieremo ad ottobre e vogliamo raggiungere, in un anno, più di 300.000 bambini. Sarà una nuova esperienza e una vera sfida. Inizieremo il programma, cercheremo di capire quali siano le difficoltà e di risolverle, in modo da generare un processo che funzioni bene e che sia sostenibile. A quel punto, ci sarà il passaggio di consegne al governo e il programma diventerà a tutti gli effetti un programma nazionale. Sarà una grande sfida, perché solitamente il passaggio di un programma al governo può prendere fino a 10 anni, nel nostro caso, in Iraq, sarà invece di solo un anno”
Viola Marini conclude spiegando che la parte del lavoro che preferisce ”è quando si parla con i governi e percepisco il loro riconoscimento verso il Programma di Alimentazione Scolastica del WFP. Ci immaginiamo spesso le istituzioni come entità lontane, intente ad occuparsi di progetti ad alti livelli, per questo è bello sentire quando ti parlano di cose semplici che stanno a cuore alle persone, come l’istruzione e la nutrizione dei bambini. Il precedente ministro dell’istruzione palestinese una volta mi disse: ”Ci dovremmo fermare ad ascoltare di più i bambini ed imparare da loro”.