ROMA, 21 AGOSTO – Un ennesimo grido di allarme è stato lanciato dalla organizzazione umanitaria Medici senza frontiere contro l’epidemia di Ebola in Repubblica Democratica del Congo. Ricordando che la grave epidemia è scoppiata un anno fa e che è ben lontana dall’essere sotto controllo, MSF rileva che da allora la malattia ha contagiato più di 2.600 persone, uccidendone circa 1.700. A Goma, città di confine con il Ruanda con 1.5 milioni di abitanti, i casi accertati sono saliti a 4.
”Oggi disponiamo – afferma una nota dell’organizzazione – di innovazioni terapeutiche per combattere la malattia ma riuscire a utilizzarle in un contesto di guerra è una sfida continua. Purtroppo l’area nord orientale del Paese è una zona di conflitto da 25 anni e l’accesso alle comunità è difficilissimo. Il 40% dei decessi sono avvenuti nei villaggi, questo vuol dire che i malati non sono mai arrivati in un centro di trattamento”.
Per MSF occorre coinvolgere al massimo le comunità locali per spiegare cos’è Ebola, non una stregoneria o un complotto politico ma un virus da cui è possibile proteggersi, e che andare in un centro di trattamento non vuol dire morte ma speranza di sopravvivere.
Inoltre è urgente avviare vaccinazioni di massa, per questo viene chiesto all’Organizzazione Mondiale della Sanità e alle case farmaceutiche di aumentare le dosi di vaccino in circolazione.