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Giornata mondiale tratta esseri umani: OIM, non abbassare mai la guardia

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ROMA, 31 LUGLIO – Nel 2013 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, con la Risoluzione A/RES/68/192, ha proclamato il 30 luglio la Giornata mondiale contro la tratta di persone con lo scopo di sensibilizzare la comunità internazionale sulla situazione delle vittime e promuovere la difesa dei loro diritti. Ogni anno milioni di persone in tutto il mondo finiscono nelle mani dei trafficanti, vengono schiavizzate e private dei loro diritti fondamentali. Tale forma di ”moderna schiavitù” è conseguenza di componenti socio-economiche, quali povertà, violenza familiare, emarginazione e mancanza di istruzione. Ma non solo, conflitti, crisi umanitarie e condizioni climatiche avverse obbligano le persone ad abbandonare i loro luoghi di origine per poter sopravvivere. Tra questi, donne e bambini che rappresentano il segmento della popolazione più esposto a pratiche di sfruttamento.

Nella Giornata Mondiale contro la Tratta, Federico Soda, direttore dell’Ufficio di Coordinamento per il Mediterraneo dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) ha ricordato che il traffico di esseri umani è uno dei crimini transnazionali più seri al mondo e una delle sfide che riguardano i diritti umani più complesse del nostro tempo.
”La tratta è un crimine che sconvolge la vita di migliaia di persone ed è causa di inaudite sofferenze – ha osservato Soda – Si tratta di un tema al quale dedichiamo da anni il nostro impegno con attività di protezione, prevenzione e di collaborazione con le autorità che si occupano di contrasto al crimine organizzato”. Un impegno che ha recentemente trovato anche un importante riconoscimento nella decisione del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti di assegnare il titolo di ”Trafficking in Person Hero 2019” alla funzionaria dell’OIM Italia Roseline Eguabor, ricevuta a Washington da importanti istituzioni americane attive nel contrasto a questo crimine.

La recente diminuzione di arrivi via mare ha sicuramente comportato anche un calo di arrivi di vittime di tratta attraverso il Mediterraneo centrale, ma ciò non vuol dire che il fenomeno sia per questo meno rilevante. Un grande numero di vittime di tratta si trova con ogni probabilità bloccato in Libia, paese dove è ancora più difficile mettere in protezione le ragazze che sono ”importate” dai loro paesi di origine e dove spesso le ragazze sono obbligate a prostituirsi. Inoltre molti migranti e rifugiati che si trovano in Italia sono a rischio di diventare vittime di tratta o di grave sfruttamento a causa del mancato accesso al lavoro regolare e a percorsi di integrazione socio-lavorativa. Esiste inoltre il timore reale che siano molte le vittime portate in Europa attraverso vie alternative alla traversata via mare.

Cosi come successo in passato, se una rotta diventa più complicata, i trafficanti ne usano un’altra e il sospetto è che molte ragazze siano fatte entrare in Europa secondo modalità meno visibili degli sbarchi ma ugualmente efficaci.
Di fronte a un fenomeno che esiste da tanti anni e che si avvale di una capacità organizzativa estremamente complessa ed efficace a livello internazionale, l’OIM sottolinea anche l’esigenza di promuovere una riflessione più approfondita sul mercato cui sono destinate queste ragazze e sulla domanda, sempre presente, di prestazioni sessuali a pagamento.

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