ROMA, 15 APRILE – “La miglior mossa per la pace dal 2013”: è la definizione scelta da Amref Health Africa per commentare i recenti incontri in Vaticano tra i principali leader politici del Sud Sudan. Andrea Bollini, operatore di Amref Health Africa, impegnato in progetti in Kenya e Sud Sudan ha detto che “Amref – sebbene sia un’organizzazione aconfessionale – reputa cruciale l’incontro avvenuto in Vaticano, tra i principali leader politici del Sud Sudan”. Mercoledì 10 e giovedì 11 aprile sono stati protagonisti di una serie di incontri in Vaticano, cui hanno preso parte il presidente sud sudanese Salva Kiir e il suo ex vice Riek Machar.
Da quel 2013 ad oggi sono passati una guerra civile, sfollati in campi profughi interni, sfollati nei Paesi vicini, morte, impoverimento e diversi tentativi di riconciliazione. L’indipendenza del paese dal Sudan risale al 9 luglio 2011, dopo un referendum che sancì la definitiva secessione del Sud Sudan con Juba capitale. Ben presto sono emerse forti tensioni tra i due principali leader: il presidente Salva Kiir e il vicepresidente Riek Machar. Nella notte tra il 15 e il 16 dicembre 2013 uno scontro a fuoco nelle caserme dell’esercito a Juba fu la scintilla che fece scoppiare la guerra civile. Kiir accusò Machar di aver tentato un golpe, l’ex vicepresidente fuggì dalla capitale. In città si verificarono rastrellamenti, massacri in chiave etnica, detenzioni sommarie. Gli stranieri furono evacuati.
Da quel 2013 si sono succeduti una serie di momenti di tensione e dialogo. Il 12 settembre 2018 il presidente sud sudanese Salva Kiir e il leader dei ribelli Riek Machar hanno siglato un accordo di pace durante un summit regionale ad Addis Abeba, la capitale etiope. Il processo di pace promette di offrire nuove opportunità per il 2019 alla popolazione sud sudanese. Tuttavia, gli effetti cumulativi di oltre 5 anni di conflitto, violenza e distruzione hanno lasciato più di 7 milioni di persone (2/3 della popolazione) in una condizione di estremo bisogno di assistenza e protezione umanitaria anche per il 2019. Si tratta della stessa stima relativa al 2018. Questo significa che, benché la guerra non sia in una fase acuta e di escalation, il Paese continua a vivere una profonda crisi.
Circa 4.2 milioni di persone sono fuggite dalle proprie case, due milioni dei quali sono rimasti all’interno del Paese e circa 2.2 milioni hanno trovato rifugio nei territori limitrofi (principalmente in Etiopia, Kenya e Uganda). Il conflitto, unito al conseguente declino economico, ha drammaticamente ridotto la capacità del Governo di fornire i servizi di base alla popolazione.
“C’è da augurarsi – dice Andrea Bollini – che i leader assorbano la portata delle parole e del gesto di Francesco, che ha dimostrato solidarietà a milioni di sud sudanesi come nessun leader possa aver fatto in precedenza”.
(@novellatop, 15 aprile 2019)